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Energia e Pranoterapia

Quando si parla di energia si può dire anche Pranoterapia. Il Pranoterapeuta, o soggetto bioradiante, riesce a trasmettere,mediante la sola imposizione delle mani.

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Ma che cos’è l’energia ?
Nella tradizione indiana si parla di un’energia vitale chiamata prana, formata da due forze, Ha (solare, +) e Tha (lunare, -), indissolubili. Il taoismo, antica filosofia cinese, fonda i suoi principi sull’esistenza di un’energia chiamata Ch’i, la quale è formata da due componenti: Yang (energia, +) e Yin (materia, -), l’una non può esistere senza l’altra. Nella fisica troviamo la definizione di energia data da Einsten: E= m c2 (Energia = massa per velocità della luce al quadrato). La formula ci indica che materia (per velocizzare massa) ed energia sono la stessa cosa. Con Einstein è aumentata la coscienza del contenuto energetico della materia. Tutto ciò che esiste è formata da materia (massa) ed energia. Ogni cosa differisce da un’altra perché il suo insieme particolare è diverso; ogni cosa è diversa perché particolari e differenti sono le masse e le energie che la compongono. Anche l’uomo è formato di materia ed energia. Sia le medicine orientali che la bio-naturopatia non ritengono sufficiente curare una parte del corpo concentrandosi su un singolo disturbo, in quanto tute le malattie provengono da una stessa fonte: la disarmonia energetica. L’armonia del corpo è armonia elettro-chimico-magnetica.Ogni fenomeno chimico genera un campo(= zona di azione di una forza) elettromagnetico; se altero l’elettromagnetismo, altero anche il fenomeno chimico. Non sfuggono a questa regola le reazioni chimiche (enzimatiche) che avvengono normalmente nell’organismo, generando campi elettromagnetici; se si agisce su un fenomeno, contemporaneamente si agisce su altri. Ogni manifestazione è un’apparenza di una stessa forza o energia: agendo su una fase, posso condizionarne un’altra. Sono forze interattive che la fisica spiega sempre meglio con il progredire della scienza e dei mezzi a disposizione. Viviamo immersi in campi elettromagnetici. L’elettromagnetismo fa parte del nostro corpo, che sprigiona esso stesso elettromagnetismo (aura). Un’alterazione dello stato di salute si riflette in un’alterazione del nostro campo elettromagnetico, e un’alterazione del nostro campo elettromagnetico si riflette in un’alterazione del nostro stato di salute. La nostra armonia energetica (salute) dipende dal campo elettromagnetico che ci circonda. In questa visione la pranoterapia trova la sua naturale collocazione curando l’uomo attraverso il riequilibrio energetico della sua aura. Il pranoterapeuta, o soggetto bioradiante, riesce a trasmettere, mediante la sola imposizione delle mani, la sua bioenergia ad altri individui riequilibrandone la disarmonia e favorendo quindi miglioramenti e guarigioni.



Relazione di Elena Pagliuca,
segretario generale A.MI. University

Il guaritore ha fatto la sua comparsa sulla scena del mondo nello stesso momento in cui l’uomo venne in contatto con la natura avversa, con il dolore, con il male e cercò qualcosa o qualcuno che potesse placare il dolore, che potesse far sparire il male o che lo potesse almeno rendere sopportabile.
Accanto all’uomo sofferente si profilò quindi la figura del primo “medico” dell’umanità: med-ico come artista dell’arte di mediare, di rinvenire un giusto mezzo, una mediazione tra le varie forze; a questa stessa radice (med) sono connessi il verbo latino mederi e la parola meditazione che danno l’idea di misura, di armonia globale.
Egli fu quindi un medico sui generis, un guaritore, che associava allo spirito di osservazione, alla curiosità ed all’amore per il prossimo anche qualche cosa che lo rendeva diverso: era, o perlomeno sembrava, lenitore del dolore e ridonatore di energie; era una persona che con i suoi gesti era in grado di stimolare la forza medicatrice e sanatrice insita nella natura umana (la vis medicatrix naturae, concetto poi ripreso da Ippocrate).
Egli era soprattutto una figura carismatica e consolatrice al tempo stesso, e la persona in sua presenza traeva stimoli e motivazioni per avviare un processo di autoguarigione, per sentirsi rivitalizzato.

Nel secolo scorso si è diffuso il termine “pranoterapeuta” per indicare la persona che utilizza il “prana” per armonizzare, riequilibrare. Prana è un termine sanscrito, testimoniato da tremila anni circa; si è diffuso in Occidente tra milleottocento/novecento col movimento teosofico. Il dizionario del Panzini lo registra nel 1913.
Prana designa il “soffio vitale”, il “respiro cosmico”, una sorta di energia primordiale che pervade l’universo e lo condiziona in ogni suo aspetto.
Il pranoterapeuta è quindi “colui che influisce sullo stato di benessere della persona riportandola in armonia con il ripristino del suo equilibrio energetico” (il suo prana, l’energia vitale).
Dalla notte dei tempi il compito principale del pranoterapeuta non è cambiato: mediare, riportare alla giusta misura l’energia (o prana).

Oggi il pranoterapeuta è inserito nella logica del sistema sociale e produttivo, che richiede responsabilità, conoscenza, professionalità.
La professionalità tutela l’utente e lo stesso pranoterapeuta, allontanandolo dall’alone mistico dell’antico guaritore.
Con questo obiettivo già dagli anni ottanta la nostra associazione si è mossa indicando un codice deontologico, istituendo un iter formativo e un albo professionale (di diritto privato), promuovendo ricerche, ma anche pressando i politici per la presentazione di progetti di legge.
È dunque dagli anni ottanta che cerchiamo di regolamentare e garantire la professionalità degli operatori, per dare trasparenza e fare chiarezza circa l’ambito di competenza di questa disciplina.
Durante il primo anno di questa legislatura la proposta di legge che abbiamo caldeggiato, presentata su nostra richiesta dall’on. Minoli, ha smosso le acque, tanto che lo scorso anno sembrava imminente l’approvazione della proposta di legge quadro del relatore on. Lucchese relativa alle “medicine e pratiche non convenzionali”.
Nell’occasione della proposta di legge quadro del relatore on. Lucchese relativa alle “medicine e pratiche non convenzionali”. si decise di modificare il termine “pranoterapia” in “pranopratica”; la parola fu coniata da me, ma valutata assieme ad esponenti di altre associazioni.
Pranopratica perché l’operatore è colui che “mette in opera prana” per equilibrare e armonizzare.
Pranopratica: una disciplina olistica, una professione
Il concetto di olismo deriva per riferimenti tradizionali da un testo scritto nel 1926 dal filosofo sudafricano Jan Smut dal titolo: Holism and Evolution.
A seguito di questa pubblicazione ebbero inizio nuovi movimenti culturali sensibili alla filosofia olistica. Tra questi le discipline del benessere e bionaturali, di cui la pranopratica fa parte.
L’operatore che utilizza le discipline olistiche ed energetiche si interessa della natura nel senso più completo del termine, migliora continuamente le sue conoscenze professionali ed inserisce la propria attività in una prospettiva di evoluzione personale.

Perfettamente in linea con quanto richiesto dalla legge, la pranopratica:
agisce sulla globalità dell’uomo e per questo è olistica;
agisce stimolando il riequilibrio energetico e per questo è detta energetica;
per ottenere un efficace benessere le persone vengono responsabilizzate e rese partecipi del percorso che hanno intrapreso; viene in tal modo anche scoraggiata la dipendenza;
la persona viene accettata nella totalità delle sue manifestazioni e con l’operatore si stabilisce una sintonia, una profonda empatia.

Lo scopo del professionista è la promozione dell’equilibrio energetico degli individui attraverso:

lo sviluppo delle potenzialità individuali di prevenzione attraverso l’informazione a stili di vita salubri e l’educazione alla gestione e al rafforzamento delle proprie risorse;

l’individuazione delle predisposizioni agli squilibri bioenergetici , nonché la valutazione degli squilibri che si sono già instaurati;

il riequilibrio degli eventuali squilibri energetici, attraverso trattamenti mirati a stimolare le potenzialità personali.

Il pranopratico deve essere autenticamente motivato nel suo lavoro e profondamente disponibile all’incontro con la realtà individuale e ambientale della persona, in modo da poter cogliere tutti gli stimoli per dare avvio ad un processo di armonizzazione globale; ma soprattutto deve essere appositamente formato in specifiche scuole, in una prospettiva di formazione permanente: è infatti necessaria una preparazione di base sulla quale innescare gradualmente la specializzazione, la preparazione operativa, l’aggiornamento periodico.

Solo in questo modo si ottiene una vera e “Nuova Professionalità



e allora... buona navigazione, o Navigatore!